GIGI PROETTI (1940-2020)

A minha sentida homenagem 
a um grande artista 
no dia do seu aniversário... 
e da sua partida.

Il mio sincero omaggio 
ad un grande artista 
nel giorno del suo compleanno... 
e della sua partenza.

João de Almeida Santos

Gigi na minha Aldeia a ouvirmos “Il Lonfo”. Gigi nel mio Paese sentendo “Il Lonfo”. Jas. 11-2020.

SENTI UMA TRISTEZA PROFUNDA, hoje de manhã, quando soube que este fabuloso artista nos tinha deixado, precisamente no dia em que faria 80 anos. Conheci pessoalmente Gigi Proietti, apresentado por um amigo comum, Ugo Gregoretti, num daqueles intermináveis jantares no “Da Mario” alle Coppelle, no coração da Roma barroca, ali a dois passos da Piazza Navona. Ainda me lembro de, quando fui apresentado, lhe ter dito, com ingénua espontaneidade: “Ma Lei sa che é bravissimo?”. A um grande, um enorme artista. Como se a sua arte e o seu génio não tivessem por trás tanto saber e trabalho profissional. Sorriu, e por ali ficámos na conversa. E segui-o sempre nas suas fascinantes performances. O que era interessante neste actor é que, além do seu alto profissionalismo, irradiava simpatia, talvez também tecnicamente calculada, mas certamente radicada na sua humanidade, a que resulta desta extraordinária profissão. Era um actor completo. Cantava Roma com a alma, uma voz profunda e profissional. Nas minhas viagens de carro ouvia-o sempre, sobretudo “Er Barcarolo” e “Nun je dà retta Roma”. Também era um modo de, com ele, relembrar o romanesco que aprendi com os meus velhos amigos do “Da Mario” (sobretudo com o Aldo) e na poesia do Trilussa e do Gioachino Belli. Mas gostava de o ouvir cantar, sobretudo quando cantava a minha Roma. Proietti Interpretava com a alma e o corpo, sem deixar fora nada de si. Interpelava cumplicemente o público, que respondia sempre com garbo. Um actor total. Era frequente interpretar em romanesco, à perfeição, como é natural, mas sempre com a gestualidade própria do romano típico. Adorava este actor e hoje senti uma perda irreparável.  A arte perdeu um grande.

HO PROVATO UNA PROFONDA TRISTEZZA, stamattina, quando ho saputo che questo favoloso artista ci aveva lasciato, proprio il giorno in cui avrebbe compiuto 80 anni. Ho conosciuto personalmente Gigi Proietti, presentato da un comune amico, Ugo Gregoretti, in una di quelle interminabili cene al “Da Mario” alle Coppelle, nel cuore della Roma barocca, a due passi da Piazza Navona. Ricordo ancora, quando fui presentato, di avergli detto, con ingenua spontaneità: “Ma Lei sa che è bravissimo?”. A un grande, un grande artista. Come se la sua arte e il suo genio non avessero così tanto sapere e lavoro professionale alle spalle. Ha sorriso e siamo rimasti lì, chiacchierando. E l’ho sempre seguito nelle sue affascinanti performance. La cosa interessante di questo attore è che, oltre alla sua alta professionalità, irradiava sempre simpatia, forse anche tecnicamente calcolata, ma sicuramente radicata nella sua umanità, che risulta da questa straordinaria professione. Era un attore completo. Ha cantato Roma con l’anima. Una voce profonda e professionale. Nei miei viaggi in macchina l’ho sempre sentito, soprattutto “Er Barcarolo” e “Nun je dà retta Roma”. È stato anche un modo per ricordare, con lui, il romanesco che ho imparato dai miei vecchi amici da “Da Mario” (soprattutto da Aldo) e dalla poesia di Trilussa e Gioachino Belli. Ma mi piaceva sentirlo, soprattutto quando cantava la mia Roma. Proietti Interpreta con l’anima e con il corpo, coinvolgendo sempre con complicità il pubblico, che rispondeva e ammiccava con piacere. Un attore totale. Era frequente interpretare in romanesco, alla perfezione, com’è naturale, ma sempre con la gestualità tipica del romano. Amavo questo attore e oggi ho sentito una perdita irreparabile. L’arte ha perso molto.

Veda Proietti “diseur” nella poesia metasemantica di Fosco Maraini: “Il Lonfo”. Link:

Veja o Gigi Proietti “diseur” no Poema meta-semântico de Fosco Maraini, “Il Lonfo”. Link:

https://www.youtube.com/watch?v=AKgxlCIGqc8